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venerdì 7 dicembre 2012

Il progetto "Liberazione nella prigione" - Il resoconto del volontario Franco sugli incontri nel carcere di Genova Pontedecimo


          
Il Progetto Liberazione Nella Prigione è un'iniziativa gestita dall'Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia e ha lo scopo di fornire ai detenuti un sostegno mentale che permetta loro di aprirsi a visioni e rappresentazioni della realtà più ampie e più incoraggianti, così da sentirsi almeno mentalmente più liberi nonostante la loro prigionia materiale. Karuna ha aderito a questa iniziativa e in rappresentanza di essa, a partire dal giugno 2011, ho condotto e conduco tuttora una serie di incontri settimanali nel carcere di Genova Pontedecimo. Come previsto dal Progetto, questi incontri non mirano a promuovere l'adesione dei partecipanti al Buddhismo, ma intendono utilizzare la psicologia buddhista in sinergia con quella occidentale al fine di fornire un aiuto allo stato d'animo dei detenuti, aiuto di cui le persone che si trovano in carcere hanno particolarmente bisogno.

Gli incontri, della durata di circa due ore, prevedono in genere una parte dedicata all'ascolto attento di quanto i partecipanti, se lo ritengono opportuno, desiderano raccontare in relazione ai loro problemi, ascolto che i detenuti difficilmente trovano nell'ambiente in cui vivono e che rappresenta per loro una prima forma di sollievo. Vi è poi una conversazione-lezione su un tema che interessa la vita mentale, emotiva e spirituale, animata dai commenti e dalle osservazioni dei partecipanti: tra i temi da me trattati vi sono stati la consapevolezza, l'impermanenza, la connessione con gli altri, la gestione delle emozioni negative quali rabbia, tristezza, ansia, avversione e odio, la gentilezza, la compassione,la gioia, l'equanimità, i princìpi dell'etica buddhista, l'educazione alla pace e il valore della non violenza, le modalità di gestione dei conflitti, la fede nel futuro e nella nostra natura profonda, la semplicità, il concetto e il valore di un percorso spirituale. Uno spazio finale è dedicato al silenzio e alla meditazione.

L'attenzione e l'interesse verso questi incontri non sono diffusi nella maggioranza dei detenuti e le cause di ciò sono molteplici. In primo luogo è il livello molto elementare di educazione e cultura della maggior parte di loro che li porta a considerare addirittura inesistente un modo di pensare e di sentire diverso da quello in cui sono sempre vissuti, per cui non aspirano a niente di nuovo e intendono continuare così. E' anche presente la tendenza a considerare iniziative del genere come provenienti dall'autorità allo scopo di farli star buoni, e questo urta il proposito di molti di affermare invece la loro opposizione a ogni tipo di autorità e diventare, se possibile, ancora più duri e violenti. Un' aspirazione che viene spesso sentita è allora quella di migliorare la propria abilità nel procurarsi in qualsiasi modo un profitto, per cui sono i detenuti più esperti quelli dai quali, secondo loro, si può apprendere qualcosa di utile.
Essendo la partecipazione al Progetto soltanto volontaria, l'educazione di tutti i detenuti a una migliore condotta di vita è un compito che dovrebbe essere professionalmente svolto dalle strutture istituzionali del carcere, ma ciò molto spesso non avviene.

I partecipanti agli incontri appartengono a un ambiente non così refrattario e mentalmente meglio disposto: si tratta di persone che la prigionia induce a riflettere sulle cause della loro situazione e a cercare di migliorarla aprendosi a nuovi orizzonti mentali e rendendosi conto dei bisogni profondi che fino allora non avevano nemmeno avvertito. I partecipanti provano non solo la sensazione di essere aiutati e capiti, il che già rappresenta un sollievo, ma anche quella di crescere. In questo modo la detenzione viene a rappresentare non solo una pena, ma anche un'occasione di progresso, favorevole al miglioramento della loro condotta sia nel momento attuale, sia quando potranno sperimentarla dopo che saranno liberati. E' molto comune un atteggiamento meno reattivo e più equilibrato, dopo la meditazione alcuni hanno detto che non si erano mai sentiti così calmi. Da qualche altro ho saputo che ogni volta contava i giorni che lo separavano dal prossimo incontro.

Anche per lo scrivente la partecipazione a questo Progetto si è rivelata particolarmente importante, permettendo sia di applicare nella pratica il prezioso principio della compassione, sia di ricevere dagli stessi detenuti una più profonda formazione in materia di sensibilità e comprensione.

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Ringraziamo sentitamente il Dr. Franco per la sua gentile e competente attività come volontario.
Dalle sue parole traspare serenità e quanto sia grande il bisogno di queste persone di non sentirsi abbandonate.